Sciopero di 2 ore mercoledì 27 giugno

Durante la fiducia in Parlamento sulla riforma del mercato del lavoro presidi e scioperi: nel territorio imolese sciopero di 2 ore mercoledì 27 giugno…

La CGIL ribadendo la propria contrarietà al provvedimento del Governo sul mercato del lavoro, si mobilita per contrastarlo nel merito del contenuto e nel metodo della discussione.

Ancora una volta il Governo ha imposto il voto di fiducia alla Camera nonostante tante parti sociali abbiano definito questo provvedimento ingiusto, iniquo e sbagliato. Per questo, a livello regionale e nazionale in concomitanza con il voto di fiducia (26 e 27 giugno) si articoleranno da parte della CGIL iniziative di protesta e mobilitazione.

Nel territorio imolese sono state proclamate 2 ore di sciopero per Mercoledì 27 giugno (le ultime di lavoro o fine turno) ad eccezione dei lavoratori pubblici e di quelli assoggettati alla legge 146 in materia di obbligo di preavviso e garanzia dei servizi minimi. Tutta quella giornata sarà contraddistinta da volantinaggi in vari punti della città.

Nella stessa giornata (mercoledì 27) alle ore 16, presso la Camera del lavoro di Imola sarà organizzata un’assemblea rivolta a tutti i lavoratori e le lavoratrici cosiddetti «esodati», ovvero quei lavoratori e lavoratrici che hanno contrattato con le aziende un’uscita anticipata, ma che, per effetto delle nuove norme pensionistiche, si troveranno senza lavoro e senza pensione.

«La Cgil continua l’iniziativa di contrasto sulla riforma del lavoro che così non va, come non va la riforma delle pensioni che oltre al tema degli esodati allunga il lavoro fino a 46-47 anni di contributi che per tanti lavori è inaccettabile – commenta Elisabetta Marchetti – Segretaria della Cgil di Imola-. C’è un netto dissenso sulla riforma del lavoro perchè non contrasta la precarietà (si mantengono tutte le oltre 40 tipologie contrattuali precarie), riduce drammaticamente la durata degli ammortizzatori sociali e non li estende a chi oggi ne è escluso. Nonostante le modifiche introdotte rimane la manomissione dell’art.18 e quindi la riduzione dei diritti, se un licenziamento è illegittimo deve essere garantito il diritto a rientrare nel proprio posto di lavoro e non il risarcimento economico. Questa riforma non produrrà un posto di lavoro in più!

Mancano progetti per far ripartire l’economia e costruire nuovi posti di lavoro, senza di ciò si va verso una deriva che renderà le persone ancora più deboli. Anche i dati della disoccupazione e delle aziende in crisi nel nostro territorio rendono esplicito ogni giorno quanto sia drammatica la distanza tra le condizioni delle persone, gli strumenti di protezione sociale del lavoro e le politiche messe in campo da questo Governo. Non si può praticare il rigore tagliando gli ammortizzatori sociali, in una situazione così dura vanno cancellati i privilegi e contrastata la corruzione!».