SCIOPERO GENERALE 16 dicembre

Mirella Collina, segretaria generale Cgil Imola: “Saremo in piazza a Milano per salvaguardare il mondo del lavoro, per i precari, per le lavoratrici part time, per i pensionati, per i giovani che andranno in pensione a 71 anni e con una pensione che non permetterà il sostentamento…

Insieme si può fare la differenza

CGIL e UIL hanno proclamato lo sciopero generale di 8 ore per giovedì 16 dicembre, con manifestazioni a Roma, Bari, Cagliari, Milano e Palermo.

La mobilitazione si è resa necessaria a causa di una manovra finanziaria considerata insoddisfacente da entrambe le organizzazioni sindacali, in particolare sul fronte del fisco, delle pensioni, della scuola, delle politiche industriali e del contrasto alle delocalizzazioni, del contrasto alla precarietà del lavoro soprattutto dei giovani e delle donne, della non autosufficienza, tanto più alla luce delle risorse, disponibili in questa fase, che avrebbero consentito una più efficace redistribuzione della ricchezza, per ridurre le diseguaglianze e per generare uno sviluppo equilibrato e strutturale e un’occupazione stabile.

Le lavoratrici, i lavoratori, le pensionate e i pensionati di Imola parteciperanno alla manifestazione in programma a Milano in piazza Arco della Pace. La partenza dei pullman organizzati dalla Cgil imolese è prevista alle ore 5 dal parcheggio di via Pirandello a Imola e alle 5.15 dall’autostazione di Castel San Pietro, in piazza dei Martiri Partigiani. Per prenotare il posto in pullman scrivere a im.cgil@er.cgil.it oppure tel. 0542/605630.

«Il 16 dicembre la Camera del Lavoro di Imola e tutte le sue sedi sul territorio saranno chiuse. Saremo in piazza a Milano per salvaguardare il mondo del lavoro – spiega Mirella Collina, segretaria generale Cgil Imola -, per i precari, per le lavoratrici part time, per i pensionati, per i giovani che andranno in pensione a 71 anni e con una pensione che non permetterà il sostentamento. Andiamo in piazza consapevoli dell’ascendente che il Governo ha in questo momento sui partiti politici e sui mezzi di comunicazione e sul momento particolare dovuto alla pandemia. Ma questo non può giustificare tutto.

Il Governo ha pensato bene di mettere d’accordo tutti i partiti di maggioranza dando un “contentino” a destra e a sinistra, ma ha tralasciato un particolare molto importante: il disagio sociale dovuto ad anni e anni di precariato intenso, la crisi economica dal 2008 e la pandemia che stiamo vivendo. Non ha pensato che tutto ciò ha creato un alto tasso di disoccupazione, molte famiglie in situazioni di povertà, altre con uno stipendio da fame che non permette di avere una vita degna.

Dove sono andati a finire i principi dettati dalla nostra Costituzione, tirati in causa spesso in questo periodo per la pandemia, ma mai per ricordarci che dovremmo essere una Repubblica  fondata sul lavoro? E creare le condizioni per un lavoro dignitoso economicamente e nei diritti, non dovrebbe essere uno dei doveri del governo e dei partiti, almeno quelli presenti nella maggioranza parlamentare? Troppo difficile discutere con i sindacati di questi temi perché prima si deve trovare la quadra all’interno, poi con Confindustria che storicamente non ha certo come primo obiettivo il benessere dei cittadini meno fortunati, visto che definisce “Sussidistan” i contributi dello Stato per i poveri, senza tenere in considerazione che non tutti sono delinquenti che dichiarano il falso. Non si fa nulla neppure nei confronti delle multinazionali che in modo vergognoso delocalizzano e licenziano tramite un messaggio, senza rispettare il contratto nazionale?

E allora – conclude Collina -, in un momento in cui non si parla di lavoro, si fanno riforme che non incidono in modo significativo sulla vita di chi ha più bisogno, donne, giovani e anziani, non si parla del futuro del nostro Paese, ma si discute da mesi di chi sarà il prossimo inquilino del Quirinale, la Cgil fa semplicemente il proprio dovere: proclamare lo sciopero generale. Poco ci interessa se si è perso un pezzo per la strada, benché la piattaforma presentata al Governo fosse la stessa. Semplicemente c’è chi si “accontenta” sulla pelle dei lavoratori e chi invece ribadisce le proprie posizioni. Ogni organizzazione sindacale rende conto ai propri iscritti».