Il 1° Maggio ha un valore storico e umano.
Ci sono ragioni economiche così forti e dominanti per sacrificare la Festa del lavoro?
La risposta è NO
Pensiamo, al contrario, che ci sarebbe un costo sociale alto da sostenere perché si limitano i pochi spazi dedicati al tempo libero, al Ricordo, alla celebrazione collettiva di giornate che fanno parte del nostro patrimonio sociale.
E’ sbagliato e dannoso, come avvenuto già per le giornate di Pasqua, del lunedì dell’Angelo e del 25 Aprile il ricorso alle aperture festive perché si mercifica e si svuota il senso di queste giornate affermando un falso principio: che nulla ha più valore davanti alle ragioni economiche e che la società è libera se è libera di consumare in ogni luogo, in ogni ora e giorno della settimana.
Le liberalizzazioni del decreto “Salva Italia” non salvano il paese – tanto più in una situazione di diminuzione del reddito delle famiglie e di crisi dei consumi – ma stanno peggiorando le condizioni di chi lavora nel settore.
LA FESTA NON SI VENDE LIBERIAMO E RICONQUISTIAMO 1° MAGGIO!
Per questo invitiamo le lavoratrici e i lavoratori ad astenersi dal lavoro supplementare e straordinario festivo nella giornata del 1° Maggio per l’intero turno di lavoro e partecipare alle manifestazioni organizzate per celebrare
LA FESTA DEL LAVORO e DEI LAVORATORI