CEFLA, azienda cooperativa o multinazionale?

Non possiamo permettere che la Cefla non garantisca i propri dipendenti proprio per i valori insiti in una cooperativa, nata per e con il sostegno dei lavoratori. Non possiamo permettere che la Cefla e tutta la cooperazione prendano le distanze dai valori cooperativi e inizino a ragionare solo di profitto e di business. Con questi presupposti ci potremmo ritrovare con altre divisioni in difficoltà e per questo motivo abbandonarle come un ramo secco. Ci rivolgiamo perciò al CDA e ai soci perché questa non è una decisione indolore e sicuramente crea un grave precedente.

In un momento così difficile per il Paese, che affronta una crisi pandemica ed economica, come organizzazioni sindacali ci stiamo confrontando con una delle aziende cooperative più importanti del nostro territorio per una scelta ponderata probabilmente dal CDA della cooperativa Cefla, ma non sicuramente condivisa con le organizzazioni territoriali e le Rsu.

In una situazione di buone e corrette relazioni sindacali, l’azienda chiama i sindacati per illustrare le difficoltà che sta attraversando e cercare soluzioni condivise in un tavolo di concertazione. Tutto ciò non è avvenuto con la Cooperativa Cefla che ha prima deciso le azioni, condiviso il tutto con i soci e solo dopo sollecitazioni da parte nostra ed uno sciopero, ha convocato le organizzazioni sindacali. Una decisione quindi già presa che mette nelle condizioni i lavoratori di sentirsi come oggetti abbandonati dalla stessa cooperativa per andare verso un futuro di incertezze per l’avvio di una nuova società.

Nei primi incontri il Presidente ci ha comunicato che questa è stata una scelta obbligata perché l’altra strada sarebbe stata la dichiarazione di 55 esuberi.
Dal momento che non abbiamo potuto discutere di questo percorso per i motivi esposti precedentemente, nei tavoli informativi e di confronto abbiamo chiesto tutele per i lavoratori che sono in uscita dall’azienda cooperativa Cefla per tutti i 3 anni nei quali la Cefla rimane all’interno con il 19% delle quote azionarie. Il Presidente più volte ci ha “rassicurato” sulla scelta intrapresa perché, oltre a mantenere l’occupazione nel territorio, questa nuova azienda ricorrerebbe a  nuove assunzioni in quanto ITAB, che sarà al comando della newco, è il primo gruppo del settore in Europa.

Se tutto ciò corrisponde a verità e non abbiamo elementi concreti per dire il contrario, ci chiediamo come organizzazioni sindacali per quale motivo l’azienda cooperativa Cefla non garantisce le tutele a tutti i 158 lavoratori in caso di crisi aziendale e/o di esuberi per il triennio nel quale è ancora all’interno della newco come richiesto da parte sindacale e dal mandato dei lavoratori nelle assemblee. La nostra considerazione è che proprio il Cda e il Presidente non credano a questa operazione: non di certo i lavoratori, le Rsu e i sindacati.

Non possiamo permettere che la Cefla non garantisca i propri dipendenti proprio per i valori insiti in una cooperativa, nata per e con il sostegno dei lavoratori. Non possiamo permettere che la Cefla e tutta la cooperazione prendano le distanze dai valori cooperativi e inizino a ragionare solo di profitto e di business. Con questi presupposti ci potremmo ritrovare con altre divisioni in difficoltà e per questo motivo abbandonarle come un ramo secco. Ci rivolgiamo perciò al CDA e ai soci perché questa non è una decisione indolore e sicuramente crea un grave precedente.
Gli articoli apparsi sulla stampa locale in questi giorni con le dichiarazioni della Cefla non aiutano certo ad avvicinare le parti nei tavoli di confronto.
Come Cgil Cisl e Uil abbiamo chiesto al Sindaco di Imola di convocare un consiglio comunale straordinario e urgente per poter informare la città di quanto sta accadendo.

Nel frattempo le nostre azioni di lotta e di confronto continueranno.

Mirella Collina – Cgil Imola
Enrico Bassani – Cisl Area Metropolitana di Bologna
Giuseppe Rago – Uil Imola