Cosa sappiamo della violenza alle donne anziane

Alla Festa della Cgil di Imola, si è tenuto il Coordinamento Donne Spi e Auser, in collaborazione con l’Associazione PerLeDonne, Trama di terre, Seacoop, un confronto su questo argomento che ci tocca tutti/e da vicino, un dramma troppo spesso circondato da colpevole silenzio…

Venerdì 6 settembre alla Festa della Cgil di Imola, si è tenuto il Coordinamento Donne Spi e Auser, in collaborazione con l’Associazione PerLeDonne, Trama di terre, Seacoop, un confronto su questo argomento che ci tocca tutti/e da vicino, un dramma troppo spesso circondato da colpevole silenzio, all’interno del dramma del “femminicidio” , che ha raccolto intorno a un tavolo le voci appassionate di alcune esperienze , impegnate per rompere questo muro di silenzio: Clara Bassanini , Ass. Pari e Dispari, coordinatrice del Progetto” Stop Vi.E.W Stop alla violenza contro le donne anziane”, progetto europeo promosso e coordinato da Auser Lombardia; Maria Stella D’Andrea, medico Ausl Reggio Emilia; Teresa Calabrese, psicoterapeuta e volontaria Ass. Demetra-Di.Re, donne in aiuto, Lugo; Anna Strazzari, psicologa del Consultorio familiare Ausl di Imola , davanti a una numerosa platea di donne (ancora troppo pochi gli uomini) interessate al tema, intervenute poi nell’animato dibattito che ne è seguito.

Lucia Leggieri, presidente di Auser Imola, ha introdotto e condotto l’incontro, concluso da Antonietta Mirri, della segreteria Spi Cgil di Imola, responsabile del Coordinamento Donne Spi.

Parlare di violenza sulle donne, in particolare sulle donne anziane, costituisce ancor oggi un tabù sociale e culturale. Affrontare la questione per contrastarla è difficile, anche perché per la maggior parte dei casi si consuma all’interno delle famiglie o nei rapporti privati e affettivi, è in primis violenza familiare, è trasversale a tutte le classi sociali e colpisce fino ad età avanzata. Come sostiene l’Organizzazione Mondiale della Sanità è un grande problema di salute pubblica, che incide direttamente sul benessere fisico e psichico delle donne e , indirettamente sul benessere sociale e culturale di tutta la popolazione, perché è vera e propria discriminazione , non accettazione dell’altro , è sopraffazione. Significa riconsiderare tanti fenomeni sociali: le strutture familiari, i ruoli sessuati nella società, le politiche sociali, la questione del lavoro delle donne in relazione alla loro autonomia economica, il ruolo del lavoro di cura, la necessità di avere città e luoghi di vita sicuri e vivibili, per cui si intrecciano i temi della sicurezza, della salute, della integrazione ; vittime le donne , ma il tema implica una seria riflessione su tutto il contesto culturale, il disagio economico, il degrado urbano, le solitudini, i messaggi devianti dei mass media…su tutto ciò che aumenta la vulnerabilità e la marginalizzazione delle donne in particolar modo over 65.

Essere donna e anziana non aiuta, in una società che tende a considerare la vecchiaia un peso, una malattia, quasi una vergogna da nascondere….da qui la violenza sulle donne fenomeno sottaciuto, sommerso , nonostante i dati allarmanti, invisibile perché c’ è una percentuale altissima di non denunce. Secondo l’ OMS fra gli anziani le vittime di abusi psicologici in Europa sarebbero quasi 20 milioni, di abusi fisici oltre 4 milioni, di abusi sessuali circa un milione, più o meno 6 milioni di abusi di carattere economico-finanziario. In Italia non disponiamo ancora di un quadro preciso, ma il fenomeno è in continua espansione, come denunciano le associazioni femminili; maltrattamenti fisici e morali, abusi e vessazioni di ogni genere, forme varie di esclusione trovano ancora troppi silenzi e reticenze.

Come fare uscire dal silenzio, fare emergere dal buio , dal sommerso questa vera e propria barbarie?

Finalità precipua di questo nostro incontro, fortemente voluto dallo Spi Cgil e da Auser: dare visibilità a questo fenomeno, riconoscerne la violenza, prenderne coscienza, consapevolezza, denunciarla senza vergogna, sensi di colpa, reticenze, senza nascondersi dietro pietismi, compatimenti, infingimenti; mettere in atto forme d’aiuto e di sensibilizzazione con forze che abbiano visibilità pubblica, avanzare rivendicazioni innanzitutto a livello di contrattazione sociale territoriale, circondariale , costruite unitariamente e in un rapporto fra Sindacati, relativi coordinamenti donne , associazioni di volontariato, e le associazioni di donne presenti sul territorio. La presenza qui di rappresentanti delle associazioni di donne, di centri antiviolenza, del Consultorio Ausl, dell’Assessora alle Pari Opportunità, fa sperare nel lavoro comune di reti ,del rapporto fra il sociale e il sanitario, per la formalizzazione delle relazioni, dei tipi di intervento, dei percorsi all’interno della rete, della presa in carico. E’ importante la promozione e l’integrazione di servizi con tutti gli operatori interessati, centri antiviolenza e centri di ascolto, con adeguata copertura finanziaria, come veri e propri livelli essenziali di assistenza (come ha ribadito  proprio qui a Imola). Spazi e strumenti con risorse concrete, mezzi necessari a rendere operative le decisioni che esistono a livello legislativo (ricordiamo che il fondo nazionale per un piano contro la violenza sulle donne, istituito dal Governo Prodi nel 2008 con uno stanziamento di 20 milioni di Euro, operativo dal 2011, è stato ridotto a solo 4,5 milioni nel bilancio 2013). L’Italia ha aderito alla Convenzione di Istambul ,approvata l’11 maggio 2011 dai paesi aderenti al consiglio d’Europa, che riconosce la violenza sulle donne come violazione dei diritti umani e forma di discriminazione, e proprio nei giorni scorsi il Parlamento ha approvato il Decreto Legge N.93 con utili disposizioni e misure per contrastare la violenza sulle donne,ma senza adeguata copertura finanziaria vuoi per i centri antiviolenza e i centri di ascolto sulla violenza e i maltrattamenti domestici, per esempio, vuoi per la prevenzione , per percorsi educativi di “alfabetizzazione” e istruzione al rispetto tra i generi, nelle scuole di ogni ordine e grado , volti a scardinare gli stereotipi di genere, di età, di generazione; per corsi di formazione continua per gli operatori sanitari e sociali , le forze dell’ordine, i magistrati che si occupano delle donne che hanno subito violenza.

Ci siamo lasciate con la consapevolezza che la strada da percorrere è ancora lunga e tutta in salita; continueremo la nostra battaglia , altri incontri ci attendono per superare l’indifferenza e le barriere culturali che ostacolano l’approfondimento di questi problemi e cercare ai vari livelli( istituzionali, di volontariato, di rete) strumenti e forme di aiuto per le donne anziane che subiscono violenza.

spi