Stalking, no alla depenalizzazione

Per molti stalker, da settembre alla ripresa dei processi, si apre la possibilità di estinguere il reato commesso pagando una ‘congrua’ cifra, anche in comode rate, e senza interpellare la persona offesa, la quale vedrebbe quindi cancellato il reato subìto.

Con l’entrata in vigore della legge di riforma del sistema penale, dal 3 agosto è stato introdotto nel codice penale il nuovo articolo 162 ter sull’estinzione di alcuni reati a seguito di condotte riparatorie. I cosiddetti reati a querela remissibile, tra cui sono comprese anche le forme “meno gravi” di stalking, potranno d’ora in avanti essere estinti tramite un risarcimento e senza il consenso delle vittime.

Questo significa che per molti stalker, da settembre alla ripresa dei processi, si apre la possibilità di estinguere il reato commesso pagando una ‘congrua’ cifra, anche in comode rate, e senza interpellare la persona offesa, la quale vedrebbe quindi cancellato il reato subìto.
Tutto questo è inammissibile, in un Paese come il nostro in cui è angosciante la frequenza dei femminicidi, spesso tragici epiloghi di anni di maltrattamenti e persecuzioni. Diventa prioritario e urgente quindi un intervento legislativo correttivo sull’articolo 162 ter affinché nessuna denuncia per il reato di stalking possa in alcun modo rientrare in una sanzione riparatoria.
E’ vero che nel caso di gravi e reiterate minacce, la querela è irrevocabile, e quindi non rientra nell’applicazione del nuovo articolo, ma i numeri ci dicono che il tipo di stalking più frequente è quello per molestie, con querela revocabile. Un meccanismo perverso in cui il persecutore, favorito dalla cancellazione del reato a seguito di un risarcimento, potrebbe anche ripetere le sue azioni violente, e tutto ciò mantenendo la fedina penale pulita. In pratica  basta mettere mano al portafoglio per essere liberi di perseguitare le proprie vittime. Assurdo!
Dall’ultima ricerca condotta dall’Istat emerge che sono 3 milioni e 466 mila le donne (il 16% delle donne tra i 16 e i 70 anni) che nell’arco della propria vita hanno subìto atti persecutori, nella stragrande maggioranza da ex-partner. E purtroppo ben il 78% delle vittime non si è rivolta alle istituzioni e non ha cercato aiuto nei centri antiviolenza o nei servizi specializzati.
Come si pensa di incentivare la denuncia e sostenere le donne che con difficoltà e coraggio decidono di intraprendere percorsi di uscita dalla violenza se la è la stessa normativa a non tutelarle? La dignità e la sicurezza di una persona non si possono comprare!
Le organizzazioni sindacali hanno denunciato ormai un mese fa le possibili conseguenze negative per le donne vittime di stalking, ma nonostante le promesse del ministro Orlando di modificare la norma ed evitare qualunque interpretazione sfavorevole alle vittime, nulla è stato cambiato.
Chiediamo di intervenire modificare con urgenza l’articolo 162 ter della riforma del codice penale per sanare questa ferita alla dignità delle donne e tutelare le vittime di stalking.
Coordinamento Donne Cgil Imola
Coordinamento Donne Spi-Cgil Imola
Coordinamento Azioni Positive Cisl Area metropolitana Bolognese
Trama di Terre
Associazione Per Le Donne