«Io riattivo il lavoro» contro le mafie, entra nel vivo la raccolta firme

Entra nel vivo la raccolta di firme della campagna nazionale “Io riattivo il lavoro”, lanciata a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare che intende restituire alla collettività i beni e le aziende sottratti alle mafie. Il Comitato promotore a livello territoriale è composto da Cgil, Arci, Libera e Legacoop. Il prossimo appuntamento importante per raccogliere le sottoscrizioni si terrà giovedì 25 aprile, in occasione delle iniziative di celebrazione della Liberazione.

Entra nel vivo la raccolta di firme della campagna nazionale “Io riattivo il lavoro”, lanciata a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare che intende restituire alla collettività i beni e le aziende sottratti alle mafie. Il Comitato promotore a livello territoriale è composto da Cgil, Arci, Libera e Legacoop. Il prossimo appuntamento importante per raccogliere le sottoscrizioni si terrà giovedì 25 aprile, in occasione delle iniziative di celebrazione della Liberazione.

La campagna nazionale punta a raccogliere le 50.000 firme necessarie per intraprendere l’iter di approvazione della legge di iniziativa popolare intitolata “Misure per favorire l’emersione alla legalità delle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata”. La proposta di legge ha l’obiettivo di “ricostruire le condizioni per assicurare la legalità economica” e stimolare il dibattito parlamentare sulla condizione delle aziende coinvolte dal fenomeno e soprattutto dei tanti lavoratori e lavoratrici che perdono il proprio posto di lavoro per la penetrazione delle organizzazioni criminali e mafiose nella nostra economia.

Il quadro è allarmante: in Italia (al 3 settembre 2012) sono 1.636 le aziende confiscate e il 90% di queste sono destinate al fallimento, con circa 80.000 lavoratori coinvolti. Ciò avviene proprio in territori già fortemente condizionati dalla zavorra mafiosa: le regioni con il numero più alto di aziende sequestrate e confiscate sono, infatti, la Sicilia (37%), la Campania (20%), la Lombardia (12%), la Calabria (9%) e il Lazio (8%). I sequestri e le confische dall’inizio della crisi sono aumentate del 65%, un dato drammatico e poco noto, che testimonia a pieno la vulnerabilità del nostro tessuto economico.

Un fenomeno radicato anche in Emilia Romagna, terza, tra le tredici regioni a nord del Lazio, per numero di beni immobili confiscati alla mafia e solo seconda per numero di imprese sotto confisca: dal ’92 al 2012 sono stati confiscati in territorio regionale 70 immobili e 25 aziende.

«Se un immobile, un terreno, un’azienda confiscata alla mafia diventa un bene pubblico e opportunità di lavoro legale vince lo Stato – dichiara Elisabetta Marchetti, segretaria generale della Cgil di Imola -. In questi anni, in molte parti del Paese, è passata una cultura che identificava il potere economico della criminalità come un modello vincente. Se espropriamo, anche materialmente, i beni alla mafia mandiamo un segnale importante anche per sconfiggere quel pensiero. Per noi le priorità sono lavoro e legalità, questa campagna le contiene entrambe ed è, per questo, fondamentale per la Cgil».

«L’illegalità nel mondo dell’economia e delle imprese rischia di prosperare ancor di più sulla scia di questa grave crisi economica che il Paese sta vivendo – aggiunge Sergio Prati, presidente di Legacoop Imola -. Promuovere questa raccolta firme rappresenta un modo concreto di sostenere i lavoratori delle aziende oggetto della confisca e una delle modalità per garantire le aziende sane del nostro territorio affermando su tutti i piani il valore della legalità».

«Firmare a sostegno della campagna “Io riattivo il lavoro” è un modo per partecipare in prima persona e rendere concreto il proprio impegno per il bene comune – conclude Edoardo Lambertucci, referente del presidio di Libera del circondario imolese -. Spesso le aziende confiscate alle mafie si reggono su dinamiche che nulla c’entrano con le logiche di mercato, dinamiche sostenute da proventi illeciti ed utilizzate per riciclarli. Dopo la confisca, all’interno del libero mercato, queste aziende si trovano in difficoltà a competere e sono costrette a chiudere. Questa proposta di legge di iniziativa popolare è fondamentale per porre l’attenzione su questo tema e far si che le aziende confiscate alle organizzazioni criminali, diventino un bene per tutti».

E’ possibile firmare presso le sedi dei promotori e negli Urp dei Comuni del circondario.