Gennaio e febbraio mesi nerissimi per il lavoro nel circondario imolese

E’ una situazione che ravvisa l’emergenza per la segretaria della Cgil di Imola. Chi non arriva a fine mese non può aspettare domani, il quadro con il quale bisogna fare i conti richiede trasparenza e attenzione al merito dei problemi, perchè sono inediti per il nostro territorio e sono difficilmente risolvibili senza una larga partecipazione…

I primi due mesi del 2013 segnano un tratto drammatico per quanto riguarda il lavoro nel nostro territorio. In soli 2 mesi abbiamo siglato 90 accordi per richiedere la cassa integrazione in deroga, i cui finanziamenti rischiano tra aprile e maggio di esaurirsi e per la prima volta dopo due anni risale la richiesta di cassa integrazione ordinaria con circa 94 mila ore richieste tra gennaio e febbraio a fronte di circa 80 mila degli anni precedenti. Questi numeri, dietro ai quali c’è il dramma di tante famiglie, si sommano alle oltre 150 aziende che attualmente utilizzano ammortizzatori coinvolgendo 5 mila persone. E’ una situazione che ravvisa l’emergenza sociale se consideriamo che solo nel mese di gennaio al Centro per l’impiego di Imola sono state accolte 1800 persone come ha dichiarato la sua responsabile ad un incontro pubblico organizzato mercoledì da Seacoop. L’aumento della disoccupazione nel nostro territorio ha valori più alti rispetto al resto della provincia, si è chiuso il 2012 con il 13,56% in più di disoccupati (11.314) rispetto al 12,58% del territorio provinciale.

«E’ un’emergenza che constatiamo ogni giorno nei luoghi di lavoro e nelle sedi sindacali – commenta Elisabetta Marchetti, segretaria della Cgil di Imola – con l’aumento della disoccupazione, non solo giovanile, licenziamenti, aumenti dei fallimenti, ritardi nei pagamenti delle retribuzioni dovuti anche ad una stretta creditizia da parte delle Banche che non ha precedenti e che rischia nel giro di pochi mesi di far chiudere decine di piccole aziende. Negli ultimi quaranta giorni, tramite il Patronato della Cgil, si sono presentate 553 richieste di indennità di disoccupazione, a fronte di molte più richieste che oggi non trovano risposta perchè la riforma Fornero non ha esteso a molti precari la possibilità di poter avere un sostegno economico a fronte della disoccupazione. Oggi il lavoro è la vera priorità da affrontare anche per questo territorio, l’economia reale e le condizioni di vita delle persone sono al collasso. Dove ci sono le condizioni, come Cgil, stiamo affrontando le situazioni di crisi, per difendere i posti di lavoro e non chiudere le porte a chi cerca lavoro, cercando di distribuire il lavoro che c’è intervenendo in maniera solidale sull’orario di lavoro. Per questo è necessario un governo politico che metta in campo una riforma seria degli ammortizzatori sociali a partire dal contratto di solidarietà. Ma occorre anche confrontarsi su come creare lavoro. Questa situazione la poniamo come prioritaria anche nel confronto politico per il rinnovo dell’Amministrazione del nostro Comune. E’ evidente che alcune risposte attengono alle politiche nazionali, ma occorre anche localmente aprire un confronto sullo sviluppo del nostro territorio e le condizioni materiali dei suoi cittadini. Il quadro con il quale bisogna fare i conti richiede trasparenza e attenzione al merito dei problemi, perchè sono inediti per Imola e sono difficilmente risolvibili senza una larga partecipazione. Di fronte a questa situazione – conclude Elisabetta Marchetti – occorrono anche segnali di equità da parte della politica, anche locale, crediamo che ai tagli imposti non si possa dare risposta riducendo i servizi senza mettere mano ai tetti delle retribuzioni e alle nomine dei dirigenti. Non entro nel merito delle competenze, ma oggi credo sia una questione di giustizia sociale che incarichi pubblici non siano affidati a chi ha già altri incarichi. Chi ha maturato esperienze importanti può portare contributi preziosi per la collettività, ma recuperando uno spirito di servizio a fronte della straordinarietà della situazione, perchè a rischio c’è la tenuta della coesione sociale. Questo vale anche per il compenso nei consigli di amministrazione di Asp, Acer, ConAmi, società pubbliche o partecipate, che deve essere simbolico perchè quelle risorse vanno destinate ad altro. La gravità della situazione richiede scelte di cambiamento e trasparenza che partano anche da questo».