«Il lavoro prima di tutto!» non è solo uno slogan, ma un progetto che fa del lavoro la priorità dalla quale ripartire. Senza lavoro non c’è alcuna ripresa. Per questo la Cgil torna in piazza San Giovanni, a Roma, per una grande manifestazione nazionale, sabato 20 ottobre, che sarà conclusa da Susanna Camusso. Dal territorio imolese partiranno dei pullman, per prenotazioni: Cgil Imola, tel. 0542/605611.
Una mobilitazione che nasce dall’esigenza di riunificare le tante crisi aziendali che mettono a rischio migliaia di posti di lavoro. C’è una distanza enorme tra le condizioni della vita reale dei cittadini e le azioni del Governo e del Parlamento, per questo si chiedono al governo scelte chiare di politica industriale, detassazione delle tredicesime, sostegno ai lavoratori esodati, difesa degli insediamenti produttivi.
Al contrario anche la manovra di stabilità approvata dal Governo nei giorni scorsi riconferma come si faccia ancora cassa sulla pelle dei più deboli.
«La retroattività dei tagli delle detrazioni fiscali (es. per mutui, spese scolastiche) e l’aumento dell’Iva annullano qualsiasi vantaggio possibile dal calo di un punto sulle prime due aliquote Irpef – spiega Elisabetta Marchetti, segretaria generale Cgil Imola -. Inoltre, i pensionati al minimo, i titolari di assegno sociale e i cassaintegrati, subiranno solo l’aumento dell’Iva e non avranno nessun beneficio dalla riduzione delle aliquote Irpef. Gran parte di queste categorie di contribuenti, infatti, rientrano nell’area di esenzione fiscale. Si prevede anche un aumento dal 4% all’11% dell’Iva alle cooperative sociali per le prestazioni legate all’assistenza, sanità, educazione (asili nido) che si scaricherà inevitabilmente sulle tariffe alle famiglie. Chiediamo quindi al Parlamento di apportare delle modifiche alla manovra in nome dell’equità e della giustizia sociale tanto decantata, ma solo a parole».
QUALCHE ESEMPIO CONCRETO:
Irpef, nuovi scaglioni:
fino a 15 mila euro: dal 23% al 22%
oltre ai 15 mila euro: dal 27% al 26%
Quindi, con un reddito di 15mila euro il risparmio sarà di 150 euro, con un reddito di 18.000 euroil risparmio sarà di 180 €, oltre i 28mila euro il risparmio sarà di 280 euro.
Non avranno nessun vantaggio dalla riduzione dell’Irpef le persone che hanno redditi bassi e che rientrano nella fascia di esenzione Irpef, per es. chi lavora e percepisce fino a 8mila euro o 14mila euro se ha un coniuge e 2 figli a carico. Per chi è pensionato non ha nessun vantaggio fino ai 7.500 euro o 10 mila se ha un coniuge a carico.E’ evidente che questo, a fronte dell’aumento del costo della vita, produrrà ancora più povertà che già, come testimonia il recente rapporto Caritas 2012, registra un aumento del 15% dall’inizio dell’anno soprattutto tra anziani e casalinghe.
Per tutti, dal mese di luglio, scatterà l’aumento dell’IVA dal 10% all’11% e da 21 a 22%.La stima di spesa aggiuntiva per una famiglia di 3 persone è di circa 330 euro.
Le ricadute del taglio retroattivo delle detrazioni sui redditi
L’introduzione del tetto delle detrazioni, 3mila euro annui con la franchigia a 250 euro, insieme al taglio retroattivo delle detrazioni fiscali dall’1/1/2012 in molti casi annullerà il risparmio prodotto dalla riduzione Irpef come si evidenzia in questi tre esempi concreti:
1) contribuente con un reddito 18.000 euro e spese per: interessi mutuo acquisto abitazione 4.000€; universitarie 1.500€; mediche 1.000 € il rimborso da ottenere nel 2013 tramite la dichiarazione dei redditi sarà di 712€, mentre quello ottenuto quest’anno è stato di 1.210€. La perdita sarà quindi di 498€.
2) contribuente con un reddito di 18mila euro e spese per: interessi mutuo acquisto abitazione di 2mila €, mediche 1.500€, universitarie 1.800€, il rimborso da ottenere nel 2013 tramite la dichiarazione dei redditi sarà di 807€ mentre quello ottenuto quest’anno è stato di 982€. La perdita sarà quindi di 175€.
3) contribuente con un reddito di 18mila euro e spese per: interessi mutuo acquisto abitazione di 2mila€, attività sportiva figli 210€, spese mediche 1.000 €, assicurazione vita 1.291€, il rimborso da ottenere nel 2013 tramite la dichiarazione dei redditi sarà di 672€ mentre quello ottenuto nel 2012 è stato di 831. La perdita sarà quindi di 159€.
Se sommiamo la perdita derivante dalla riduzione delle detrazioni fiscali ai rincari dovuti all’aumento dell’IVA, il risparmio per il taglio di un punto viene completamente annullato, anzi le famiglie dovranno pagare molto di più.