È ora di agire collettivamente

La Cgil ha ben chiari i suoi obiettivi: ridare dignità alle lavoratrici e ai lavoratori, combattendo la precarietà, il lavoro povero e il sistema degli appalti e dei subappalti. La tragedia di Firenze rappresenta il quadro drammatico del livello di svalorizzazione delle persone che lavorano per vivere e della deriva legislativa che ha sterzato nettamente verso la deregolamentazione per comprimere i costi, abbattendo diritti e salari. Controlli inesistenti, formazione fatta solo sulla carta, totale mancanza di trasparenza, intensificazione dei ritmi di lavoro che schiacciano i lavoratori in una situazione di permanente precarietà di lavoro e di vita. Gli incidenti mortali no si contano più, così come le malattie professionali. Questo è il modello di impresa contro cui la Cgil si batte da sempre. Per questo abbiamo proclamato, con la Uil, lo sciopero generale l’11 aprile, perché sulla sicurezza sul lavoro il governo continua a non ascoltare le nostre richieste, negando tra l’altro il principio di rappresentanza: non sono i lavoratori a scegliere chi li rappresenta, ma è chi governa che legittima dell’alto gli interlocutori. Questo è un chiaro attacco al sindacato e non è ammissibile.

Oggi il nostro Paese è fondato sulla precarietà e i diritti costituzionali, dalla salute all’istruzione, non sono garantiti. Il nostro sistema fiscale continua a gravare unicamente sul lavoro dipendente e pensioni, determinando una disuguaglianza non più sostenibile. Le tasse non sono un pizzo, come le definisce questo governo, perché garantiscono servizi universali, come sanità e scuola. Chiediamo una lotta senza quartiere all’evasione fiscale, basta sanatorie, basta condoni.
Ci sono 12 milioni di lavoratrici e lavoratori che aspettano da anni il rinnovo del contratto nazionale, così da ottenere un loro diritto, l’aumento di salario.

La mobilitazione, iniziata già da mesi con scioperi e mobilitazioni, prosegue in piazza e si intensifica con una campagna referendaria di quattro quesiti su licenziamenti, precarietà e appalti. Abbiamo una chiara idea del paese e del futuro che vogliamo, un’idea che si scontra con quella proposta da questo governo. Abbiamo definito un percorso tracciato da parole d’ordine su cui basare l’azione sindacale per i prossimi mesi: lavoro, precarietà, salario, salute, diritti, fisco, sicurezza e pace. Il traguardo possiamo raggiungerlo solo se chi condivide la nostra idea di paese si unisce a noi per rivendicare quella giustizia sociale che oggi manca. Non abbassiamo la testa, respingiamo l’assuefazione e la deriva individualista. Agiamo collettivamente, per difendere la dignità e i diritti di tutte e tutti, senza lasciare indietro nessuno. Sindacato vuol dire giustizia insieme, se manca l’insieme manca la giustizia.

Stefano Moni
segretario generale Cgil Imola