Autonomia differenziata: un progetto da fermare

Autonomia differenziata: per la Cgil è un progetto da fermare. Se approvato dal Parlamento, il ddl Calderoli metterà a rischio le condizioni di vita e di lavoro degli italiani. La soluzione non è un nuovo centralismo regionale, ma un vero federalismo che valorizzi il ruolo degli enti locali.

Cgil Veneto, Cgil Lombardia e Cgil Emilia Romagna ne hanno discusso il 6 giugno a Verona insieme a iscritti e delegati e al segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Presente anche una delegazione della Cgil di Imola.

“Siamo di fronte a una riforma che, letta in combinazione con il disegno presidenzialista o di premierato forte, rappresenta il più clamoroso tentativo messo in atto da un Governo dal Dopoguerra ad oggi di affossare la Costituzione repubblicana e i suoi principi fondativi – sottolinea Massimo Bussandri, segretario generale Cgil Emilia Romagna -. L’Autonomia differenziata rompe innanzitutto la coesione geografica e sociale del Paese ma, diversamente da quel che fa credere una narrazione fin troppo diffusa, non è tanto la secessione mascherata delle regioni del Nord dove si concentrano i più elevati livelli di reddito medio, è piuttosto la secessione civile e fiscale dei ricchi di quelle regioni, che allargherà le disuguaglianze anche in Emilia Romagna, in Veneto o in Lombardia e nulla di buono porterà ai lavoratori e ai pensionati che noi rappresentiamo. Perché l’effetto ultimo di quel progetto sarà lo smantellamento del perimetro pubblico del Paese, a partire da scuola e sanità, che non potranno reggere alle pressioni del mercato una volta che, a livello nazionale, si è rotto il principio solidaristico e universalistico. Mai come in questo caso, una riforma istituzionale nasconde in realtà una riforma sociale regressiva”.