8 Marzo di lutto e di lotta

Angoscia e rabbia in questo 8 marzo, segnato dall’ennesima morte di una donna tra le mura domestiche per mano di un uomo. Il ventiduesimo femminicidio dall’inizio dell’anno è avvenuto ieri in un appartamento a Imola. Reagiamo con richieste precise…

Angoscia e rabbia in questo 8 marzo, segnato dall’ennesima morte di una donna tra le mura domestiche per mano di un uomo. Il ventiduesimo femminicidio dall’inizio dell’anno è avvenuto ieri in un appartamento a Imola, dove Cornelia Pascalau, 50 anni, è stata ritrovata senza vita, con lividi estesi su tutto il corpo. Unico indiziato per omicidio volontario è il marito che è stato arrestato.

Inaccettabile che anche questo femminicidio sia stato descritto da alcuni media come “un raptus di rabbia” da parte di un marito che era “una bravissima persona”, “ha perso la testa”, “magari la situazione economica non era florida, si può solo ipotizzare che lui le abbia rinfacciato di non impegnarsi abbastanza per trovare un lavoro stabile”. Un linguaggio sessista che ancora una volta giustifica il carnefice e colpevolizza anche questa ultima vittima di una strage senza fine.

Solo nel 2019 sono state 103 le donne uccise da uomini violenti, 369 negli ultimi tre anni. È stata definita “un’emergenza nazionale” ma mancano le risorse, gli strumenti, la consapevolezza e le competenze necessarie per affrontarla come tale. I dati di centri antiviolenza che operano nel circondario imolese confermano la situazione allarmante: nel 2019 vi si sono rivolte 203 le donne per chiedere aiuto. Un numero in netta crescita rispetto all’anno precedente, ma che resta purtroppo un dato solo parziale dietro al quale si celano tutti i casi latenti. Risale ad ottobre il tentato omicidio avvenuto a Imola da parte di un uomo arrestato per aver cercato di accoltellare la compagna.

Riteniamo che il contrasto alla violenza sulle donne debba essere per tutte e tutti una priorità ed è per questo che è al primo punto della piattaforma che come associazioni femminili e femministe della città abbiamo elaborato nelle ultime settimane. Una piattaforma da sottoporre alle istituzioni locali, che avremmo voluto lanciare domani, 9 marzo, con un presidio in piazza Matteotti a Imola, per ovvie ragioni annullato in ottemperanza alle ordinanze per il contenimento del coronavirus. Dopo il femminicidio nel nostra città avremmo voluto gridare ancora più forte “Basta donne uccise, basta violenza sulle donne”.

Reagiamo con richieste precise: un’emergenza va affrontata con risorse adeguate che non possono certo essere i settantasei centesimi che il Governo destina ai centri antiviolenza per ogni donna accolta. A Imola le risorse sono 0,17€ pro-capite. Nulla, insomma, per fornire strumenti efficaci alle vittime di violenza. Le azioni devono essere continuative, non si può procedere con bandi annuali. Occorre agire strutturalmente con interventi sinergici che tengano conto di tutti gli aspetti: alloggio, lavoro, servizi, sostegno economico in modo da permettere alle donne di uscire dalla spirale dei ricatti a cui sono sottoposte da parte degli uomini che esercitano violenza. Non ultimo, dobbiamo minare quella sottocultura che alimenta la violenza maschile, perché i comportamenti violenti, i maltrattamenti devono essere riconosciuti e non accettati, così come le molestie, le discriminazioni e gli atteggiamenti sessisti.Siamo determinate a non fermarci e chiederemo risposte alle nostre rivendicazioni.

LOTTO MARZO TUTTI I GIORNI.