10 dicembre, sciopera la Scuola statale

Dopo due drammatici anni di pandemia è diventato chiaro a tutte e a tutti quanto la scuola sia indispensabile per il nostro presente e il nostro futuro, quanto essa sia importante nella vita di ogni giorno per le studentesse e gli studenti, quanto siano indispensabili tutte le diverse professionalità che operano in essa: per questo avevamo la ragionevole speranza che il Governo fosse pronto a dare un vero e tangibile segnale di attenzione alla Scuola Pubblica. Tuttavia, fin dai giorni successivi alla sottoscrizione, abbiamo avuto l’impressione di trovarci di fronte ad un Governo per il quale gli impegni, pur sottoscritti formalmente, vengono poi sconfessati nei fatti e nella sostanza.

Ora basta.
La scuola, soprattutto nella difficile fase che stiamo attraversando e dopo gli interminabili mesi di didattica a distanza che, speriamo, di mettere definitivamente alle spalle, non può essere considerata ancora un peso, una spesa da contenere.

In sintesi:
A fronte degli 87 euro medi mensili lordi di aumento per il rinnovo di un contratto nazionale, di fatto scaduto da tre anni, ci si aspettava un incremento significativo.
Considerando il divario di circa 350 euro rispetto alle retribuzioni degli altri settori pubblici che hanno titoli di studio equivalenti, le risorse in Manovra non solo sono insufficienti a colmarlo o quanto meno a dimezzarlo, ma sono addirittura gravate da ipoteche ideologiche e lesive della libera contrattazione fra le parti negoziali, dal momento che i pochi soldi che si “concedono” devono essere erogati esclusivamente a quel personale che mostra “dedizione” al lavoro. Quindi pochi euro e non per tutti.
Dopo bonus, ora abbiamo una nuova trovata: la dedizione. Una definizione patetica che richiama fallimentari stagioni del passato, un insulto a chi lavora ogni giorno e ha dimostrato ancora di più nella pandemia quanto sia centrale il lavoro a scuola per il Paese.

Si stanziano 300 milioni di euro per prorogare i contratti Covid solo per il personale docente, come se non si sapesse che le risorse sono state utilizzate in gran parte per assumere collaboratori scolastici, ossia il personale che non è destinatario delle proroghe previste.
Si combatte il sovraffollamento delle classi con una misura a costo zero, scommettendo in prospettiva sulla denatalità piuttosto che aumentando gli organici.
Si inserisce l’insegnamento di scienze motorie nella scuola primaria ma, ovviamente, solo a organico invariato, utilizzando quota parte dei pensionamenti per sostituire insegnanti di posto comune con i laureati in scienze motorie.

Il Governo non si risparmia un’altra perla quando, nel motivare l’incremento dei fondi per la dirigenza, descrive il loro lavoro sprovvisto del necessario supporto nella gestione amministrativo-contabile delle scuole. Collaboratori del dirigente, DSGA, assistenti amministrativi e tecnici, collaboratori scolastici scompaiono così con un tratto di penna.

Restano in un limbo insopportabile i percorsi di stabilizzazione dei docenti, la riforma, sempre rinviata, del reclutamento, incentrata sulla formazione in ingresso; restano scoperte 27 mila cattedre di sostegno dal prossimo anno mentre gli specializzati del V e VI ciclo TFA sono fuori dai concorsi e dalle procedure di assunzione.

Non si affronta l’emergenza mobilità, con oltre 80 mila insegnanti vittime del blocco triennale e i DSGA vincitori di concorso bloccati dal vincolo quinquennale sulle sedi di immissione in ruolo, tutti costretti a lavorare lontano da casa, anche quando i posti su cui potersi trasferire ci sono e vanno a supplenza.
Manca una soluzione per i facenti funzioni Dsga da anni impegnati nella direzione amministrativa delle scuole.
Si rinforza l’oppressione burocratica che soffoca la scuola italiana da 20 anni e che pesa sul lavoro di tutte e tutti e oggi aggravata da passweb e da tutte le altre incombenze che non avrebbero mai dovuto essere scaricate sulle scuole.

Tutto ciò è inaccettabile.
Per tutte queste ragioni è necessario mobilitarci ora e far sentire la nostra voce, a partire dallo sciopero della categoria proclamato per il 10 dicembre.

Davide Baroncini
segretario generale FLC Cgil Imola