Spi Cgil denuncia: da gennaio, il governo riduce il valore reale della pensione a 5 milioni e mezzo di pensionati

Dal primo gennaio 2011 a circa 5 milioni e mezzo di pensionati è stato ridotto il valore reale della loro pensione…

Dal primo gennaio 2011 a circa 5 milioni e mezzo di pensionati è stato ridotto il valore reale della loro pensione. Infatti a coloro che percepiscono da 1.100 a 2000 euro circa netti al mese (compresa eventualmente anche la seconda pensione) non sarà più rivalutata la pensione al 100% dell’inflazione, ma bensì al 90% riducendo così il loro valore reale. E’ scaduto a fine dicembre 2010 l’accordo governo Prodi-sindacati stipulato nel 2007, con il quale, oltre all’aumento delle pensioni fino a 800 euro al mese, si decideva che l’adeguamento annuale all’andamento dei prezzi venisse potenziato per i tre anni successivi. Grazie a quell’intesa, nel triennio 2008-2010, questi pensionati hanno potuto, diversamente da prima dell’accordo, beneficiare della copertura dell’inflazione al 100%.L’accordo prevedeva inoltre che una commissione ministeriale incontrasse i sindacati per rendere permanenti e strutturali i provvedimenti adottati e per estenderli gradualmentre a un numero sempre maggiore di pensionati. In seguito alla caduta del Governo Prodi, che aveva stipulato l’accordo, l’impegno da parte del Governo Berlusconi non è mai stato mantenuto e l’incontro non c’è mai stato. «Al Governo – afferma Silvano Casadio, responsabile del settore previdenza dello SPI–CGIL territoriale di Imola- il sindacato pensionati chiede di prorogare la validità dell’accordo del 2007 sulla scala mobile delle pensioni. Ciò sarebbe un segnale positivo per la riapertura del tavolo di trattativa sull’aumento delle pensioni stabilito con il Governo precedente e previsto dalla legge n. 247 del 2007. Del resto, la proroga del triennio viene chiesta da più parti. In questo senso si è espressa recentemente con un ordine del giorno anche la Camera dei Deputati – Il Governo dia un segnale ai pensionati italiani, che sono tra i più tartassati in Europa e pagano ancora oggi il contributo dato al risanamento della finanza pubblica nel 1992”.