L’appello al voto del segretario generale della Camera del Lavoro di Imola,
Stefano Moni

Siamo arrivati alla fine di un percorso intenso, fatto di incontri, assemblee, volantinaggi, confronti, fatto anche di fatica – ma soprattutto di speranza, orgoglio e determinazione.
Abbiamo camminato insieme per settimane, attraversando quartieri, fabbriche, scuole, mercati, ospedali. Abbiamo parlato con le persone, ascoltato le loro storie, raccolto paure e sogni. Abbiamo messo al centro ciò che troppo spesso viene lasciato ai margini: il lavoro, la dignità, i diritti.
Questo referendum non è solo una battaglia di principio, è una battaglia di giustizia. È una battaglia che parla di vite reali, di lavoratrici e lavoratori precari, sfruttati, sottopagati. Parla di chi lavora senza tutele, di chi si alza presto alla mattina per andare a lavorare, perde la vita e nessuno è responsabile, parla di chi è italiano ogni giorno, ma senza cittadinanza.
Non è un voto contro qualcuno, ma è un voto per dare forza a chi non ce l’ha, perché il diritto ad un lavoro più dignitoso, più sicuro, meno precario e il diritto ad una vera cittadinanza possa diventare una realtà.
Anche nel nostro territorio abbiamo sacche di lavoro povero intollerabili, abbiamo troppa precarietà e tantissimo part-time involontario. Tutti questi problemi colpiscono soprattutto donne e giovani.
Siamo qui per rivendicare un’idea di Paese più giusta, dove nessuno venga lasciato indietro. Dove non sia lo sfruttamento e il profitto a guidare l’economia, ma la solidarietà e la dignità umana. Dove i diritti non siano un privilegio, ma un fondamento comune.
Di Vittorio affermava “i diritti non si mendicano, si conquistano”: questa frase parla al cuore della nostra mobilitazione referendaria.
Noi non chiediamo carità, vogliamo conquistare giustizia e un futuro migliore.
Ringrazio in nostro segretario Maurizio Landini e tutte le forze politiche e le associazioni che si sono spese giorno dopo giorno per ridare dignità al lavoro e alla cittadinanza e spezzare questo muro di silenzio che si è creato attorno al referendum.
A livello locale ringrazio tutti i componenti del Comitato referendario del circondario, i compagni e le compagne della Cgil e le sue categorie, lo Spi e i servizi, i referenti di zona e i responsabili della campagna referendaria, ma soprattutto le lavoratrici e i lavoratori, le pensionate e i pensionati.
Voi siete il cuore pulsante di questa battaglia.
Chiedo a tutti però un ultimo sforzo: usiamo questi ultimi giorni per bussare ad ogni porta e convincere chi incontriamo ad andare a votare. Il quorum è ad un passo. Hanno paura di noi e lo dimostrano con manifestazioni antidemocratiche e intimidazioni, strappando manifesti elettorali e con aggressioni a volontari impegnati nella propaganda elettorale.
La destra dice di non andare a votare perché ha paura di quello che voteranno i lavoratori, i pensionati, i giovani, gli studenti e invita all’astensione perché sa che i quesiti sono giusti e non riesce a contrastarli nel merito.
Addirittura il 2 giugno la Meloni ha dichiarato “vado al seggio ma non ritiro la scheda”: è vergognoso che a boicottare il referendum sia il presidente del Consiglio.
Non ascoltateli, andiamo a votare.
Il referendum è uno strumento prezioso, raro e potente.
È una firma che diventa voce. È un voto che diventa futuro.
Andate a votare. E votate SÌ.
Perché il SÌ è un’affermazione.
È dire: sì, vogliamo cambiare.
Sì, crediamo in un’Italia più giusta.
Sì, non accettiamo l’ingiustizia come destino.
Non diamola vinta alla rassegnazione, non cadiamo nella trappola del tanto non serve 8 e 9 giugno votiamo 5 Sì. Perché ogni voto è un mattone per costruire l’Italia del futuro.
Votate SÌ. Per chi lavora. Per chi cresce. Per chi sogna.
Per un’Italia che non lascia indietro nessuno.
Scegliamo il coraggio.
Scegliamo la giustizia.
Scegliamo il futuro.