
La cultura del maschio possessore per cui la donna è una proprietà, in Italia non si riesce a sradicare: lo testimoniano i tanti femminicidi, almeno uno ogni 3 giorni, una mattanza!
E’ una cultura che come vediamo purtroppo dalla cronaca, non conosce religione, età, scolarizzazione, ceto, razze: è trasversale ed è assolutamente necessario cambiarla se non vogliamo continuare a piangere le tante Giulia, uccise dal bravo ragazzo, uccise da chi diceva di amarle.
Le donne pensionate e gli uomini pensionati dello Spi di Imola sostengono le richieste fatte al governo che toccano varie tematiche di contrasto: dall’educazione all’affettività e alla parità di genere, partendo dalla scuola dell’infanzia, alla formazione specifica per tutto ciò che riguarda la violenza sulle donne. Si sente la necessità di una formazione anche all’interno dei luoghi di lavoro, di promuovere incentivi per la stabilizzazione lavorativa, di rendere strutturale il reddito di libertà, di finanziare e rafforzare i centri antiviolenza. Di primaria importanza l’indipendenza economica e pertanto si chiedono investimenti per contrastare il divario salariale tra donne e uomini.
Abbiamo inoltre chiesto di mettere fine all’attacco istituzionale alla legge 194 e alla cultura della colpevolizzazione che trasforma, appunto, le donne da vittime a colpevoli.
“Ti diranno di me che è giusto, che ero sola
che il mio ex psicopatico aveva delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana
Ti diranno che ho vissuto mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondi senza aria
Te lo giuro mamma, sono morta combattendo…
…perché lo so mamma, tu non ti fermerai,
ma per carità, non legare le mie sorelle, non rinchiudere le mie cugine, non limitare le tue nipoti.
Non è colpa tua mamma, non è stata nemmeno la mia
Sono loro, saranno sempre loro.
Lotta per le nostre ali, quelle che mi hanno tagliato, lotta per loro perché possano essere libere di volare più in alto di me,
perché possano vivere senza paura mamma, proprio come ho vissuto io…
…Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima!”
(versi liberamente tratti dalla poesia “Se domani sono io” della poetessa peruviana Cristina Torres Caceres)
Conosciamo tutti i motivi e abbiamo consegnato le soluzioni, non ci stancheremo di farlo, chiediamo azioni concrete.
Ma oggi vogliamo solo unirci a questo grido che sta facendo tanto rumore.
Le donne della Cgil