Un decreto legge che divide il paese e penalizza i più deboli
Lo scorso 4 luglio, anche lo Spi di Imola, insieme alle delegazioni Spi dell’Emilia Romagna e della Campania, era presente a Salerno al primo di due incontri (il prossimo sarà a Ravenna il 27 settembre) per discutere della nostra opposizione al Decreto Legge Calderoli che di fatto trasformerebbe tutte le regioni a statuto ordinario in regioni a statuto speciale, vale a dire autonome, in quanto acquisirebbero come proprie competenze anche materie che sono e devono rimane giustamente di competenza statale.
Scendono per prime in campo due importanti Regioni, Campania ed Emilia Romagna, una del centro-sud e una del centro-nord per avviare da qui, con tutte le alleanze possibili sia al sud che al nord, una mobilitazione che contrasti una legge anticostituzionale, in quanto con la sua applicazione verrebbe a meno il senso unitario e solidaristico dello Stato.
Si continuerà a definanziare il Servizio Sanitario Nazionale e con esso anche ovviamente la legge sulla non autosufficienza che, senza le necessarie coperture economiche, viene a perdere gran parte del suo valore. In ogni circostanza sembra si voglia dimenticare, o meglio non prendere il considerazione, il problema del numero sempre crescente degli anziani, dei grandi anziani e conseguentemente tutti i diritti legati alla salute e a una vecchiaia dignitosa.
Considerandola da un punto di vista generale, perché non si occuperebbe solo di sanità, ma anche di scuola, trasporti, strutture, il Ddl Calderoli si può definire sicuramente anacronistico perché frammenta un paese quando, ad esempio, gli stessi Stati federali e le Federazioni di Stati stanno dando sviluppo a fortissime spinte nazionali per affrontare le nuove sfide che questi tempi ci pongono, quali possono essere le sfide tecnologiche, pandemiche, ecologiche e climatiche.
Non si può pensare di depotenziare le capacità di intervento pubblico e di regole nazionali in materie come la politica industriale, il rischio idrogeologico, le risorse idriche, le infrastrutture e molto altro.
Vista sotto tutti questi aspetti la nostra opposizione alla Legge Per la Autonomia Differenziata delle Regioni diventa l’opposizione contro un Governo che non vuole affrontare i nodi spinosi di questo paese, a partire dall’evasione fiscale (non si può continuare con le “rottamazioni”) per poi passare a una legge fiscale basata sulle giuste perequazioni, a una politica industriale e del lavoro.