X Congresso Fiom-Cgil Imola, lunedì 24 e martedì 25 febbraio: «Persi più di mille posti di lavoro»

Nel settore metalmeccanico, da oltre 8.500 occupati sul territorio si è passati a poco più di 7.300. Solo nel 2013 la Fiom ha sottoscritto e gestito oltre 150 accordi sugli ammortizzatori sociali in oltre 80 imprese…

fiom imolaQuando nel 2009 la Fiom imolese lanciò l’allarme per il rischio di un profondo ridimensionamento del settore manifatturiero nel territorio fu tacciata di voler solo creare allarmismo. Oggi purtroppo i dati le hanno dato ragione: da oltre 8.500 occupati si è passati a poco più di 7.300.

Il punto sulla situazione del settore metalmeccanico sarà fatto nel corso del X congresso della Fiom-Cgil di Imola, in programma lunedì 24 febbraio, dalle ore 20, e martedì 25 febbraio, dalle ore 8.30 al centro sociale La Stalla.

«In questi anni la crisi produttiva e finanziaria ha investito progressivamente e pesantemente il settore industriale e tutte le aziende metalmeccaniche del territorio ne sono state coinvolte – afferma Stefano Pedini, segretario generale della Fiom imolese -. Oggi il calo dei volumi produttivi si è arrestato, ma l’assenza di previsioni attendibili e certezze porta diverse piccole e medie imprese, per effetto della fine degli ammortizzatori sociali e della difficoltà di accesso al credito, a ragionare costantemente di cali strutturali con le conseguenti ripercussioni sul piano occupazionale».

Le due cooperative Sacmi e Cefla rappresentano il cuore del settore meccanico: 2.000 tra dipendenti e soci, un fatturato di circa 1 miliardo e 200 milioni di euro, oltre mille lavoratori nell’indotto. «È un dato su cui riflettere – sottolinea Pedini – perché se il mercato delle cooperative metalmeccaniche rallenta, l’economia del territorio subisce un’ulteriore pesante crisi. E la situazione è già drammatica così. Sono tanti i lavoratori e le lavoratrici che stanno facendo i conti con la perdita del posto di lavoro, oppure con un reddito ormai da mesi assestato sui massimali della cassa integrazione e quindi sotto gli ottocento euro al mese. Molte imprese poi non anticipano la cassa integrazione o pagano in ritardo. Tutto questo porta a conseguenze drammatiche nella vita delle persone, in particolare nelle famiglie monoreddito».

fiom2_5dic13E’ lungo l’elenco delle aziende che hanno chiuso in questi anni: Malaguti a Castel San Pietro (170 dipendenti), Cnh (500 dipendenti), Cab Plus (50-60 dipendenti); il definitivo fallimento della Micro-Vett che era arrivata ad occupare 55 lavoratori; le drammatiche procedure concorsuali con il dimezzamento del personale in Techne e Prb a Castel Guelfo; il fallimento della Cma e da ultimo la Filomarket a Imola; la Sermec e la Balduini, altri 200 posti di lavoro scomparsi; la lenta ma inesorabile dismissione dell’Infracom nel settore dell’Ict con i suoi 150 occupati; oltre 150 posti in meno nell’artigianato metalmeccanico; la ristrutturazione e riorganizzazione della Elettronica Santerno, per effetto del blocco degli incentivi sul fotovoltaico, con un calo di oltre 90 occupati dopo una crescita esponenziale che li aveva portati ad occupare 250 lavoratori; la definitiva chiusura degli stabilimenti Berco, prima di Imola e ora di Sasso Morelli, con i loro 60 occupati.

«Come Fiom – conclude Pedini – abbiamo scelto di essere presenti su tutte le crisi e questo tra i lavoratori ci viene riconosciuto, siamo il punto di riferimento. Non è semplice, l’impegno è veramente grande, solo nel 2013 abbiamo sottoscritto e gestito oltre 150 accordi sugli ammortizzatori sociali in oltre 80 imprese. Non sempre ne usciamo positivamente, ma siamo lì con i lavoratori e assieme si decide. Il nostro compito è salvaguardare l’occupazione perché siamo fermamente convinti che i licenziamenti non possano essere la soluzione. Prima di procedere a tagli di personale si dovrebbero mettere in campo tutti gli strumenti possibili, partendo dalla riduzione degli orari di lavoro, anche in maniera strutturale, così da ripartire le attività su tutti i lavoratori. Sarebbe poi importante, pur consapevoli delle molteplici difficoltà, lavorare per far nascere nuove cooperative dalle diverse crisi aziendali causate dall’indebitamento e da una cattiva gestione, per salvare il prodotto e le professionalità presenti».