La Cgil di Imola contro il massacro in Libia: quanti morti, ancora, prima di dire basta?

In un paese democratico come il nostro, nato dalla lotta di liberazione partigiana dobbiamo denunciare con chiarezza che in Libia è in corso un genocidio e che continuano ad essere perpetrati crimini contro l’umanità…

In un paese democratico come il nostro, nato dalla lotta di liberazione partigiana dobbiamo denunciare con chiarezza che in Libia è in corso un genocidio e che continuano ad essere perpetrati crimini contro l’umanità.

Tutte le notizie che arrivano dalla Libia, infatti, dimostrano che il colonnello/dittatore Gheddafi ha scatenato una vera e propria guerra contro il popolo che manifesta contro il suo regime e per la democrazia.

Non si può parlare di una “semplice” repressione di pacifiche manifestazioni. L’uso di aerei e navi militari, oltre che il ricorso a mercenari, dimostra che siamo di fronte a veri e propri atti di guerra.

Nessun legame politico ed economico  può giustificare il silenzio o neutralità di fronte a quanto sta accadendo.

Il governo italiano, dovrebbe esigere che si smetta di sparare sulla folla e che il dittatore se ne vada.

Il vento del cambiamento e la richiesta di democrazia che hanno coinvolto e stanno coinvolgendo tanti paesi del sud del Mediterraneo trovano in Libia una risposta criminale da parte del regime. La CGIL non può che essere a fianco del popolo libico che chiede con forza di poter decidere del proprio futuro e rivendica condizioni di vita dignitose.

Del resto, come si legge in un appello diffuso da alcune personalità del nostro Paese (primo firmatario Andrea Camilleri) “siamo tutti coinvolti da quel che succede al di là del mare. Le speranze, i timori, i successi e le tragedie delle sollevazioni arabe disegnano anche il nostro futuro”.  Non possiamo restare in silenzio, mentre il Governo italiano tace! La solidarietà di tutti i cittadini del nostro Paese con il popolo libico deve esprimersi in queste ore per fermare il massacro e dovrà continuare nei prossimi giorni per spingere l’Onu e l’Unione Europea ad una ferma condanna della violenza e ad una politica di accoglienza nei confronti di uomini e donne che dovessero cercare nei nostri Paesi un rifugio da situazioni insostenibili.  Ai morti nelle piazze si stanno aggiungendo in questi giorni ancora tanti, troppi morti in mare, per questo pensiamo che sia arrivato il momento di dire basta!