Sogema, sciopero e presidio contro la chiusura e il trasferimento

L’azienda, rilevata dalla Novomatic Italia, ha comunicato che il sito produttivo di Castel San Pietro resterà aperto fino al 31 dicembre 2014. Dal 1 gennaio, quindi, le lavoratrici e i lavoratori non sanno quale sarà il loro futuro lavorativo…

sogemaOggi, 29 settembre, 8 ore di sciopero e presidio davanti all’azienda per le lavoratrici e i lavoratori della Sogema di Castel San Pietro, che ad agosto ha venduto l’intero capitale sociale alla Novomatic Italia, con sede a Rimini.

«In seguito a questo annuncio – spiega Marzia Trugli della Fiom-Cgil di Imola –, assieme alle Rsu, abbiamo svolto due incontri e nell’ultimo, il 25 settembre, ci aspettavamo di avere elementi per poter iniziare la trattativa. I dirigenti di Sogema e Novomatic, invece, si sono limitati a comunicarci che il sito produttivo di Castel San Pietro resterà aperto fino al 31 dicembre 2014. Dal 1 gennaio, quindi, le lavoratrici e i lavoratori non sanno quale sarà il loro futuro lavorativo. Le aziende hanno precisato che non si è trattato dell’acquisto di un marchio e di un sito, ma del passaggio del know-how. Ora queste “competenze” sono preoccupate di veder trasferito il proprio posto di lavoro a Rimini perché questo significherebbe trascorrere ben 13 ore fuori casa, tre delle quali di viaggio, rinunciando di fatto ad occuparsi della propria famiglia e dei propri figli».

I dipendenti della Sogema rivendicano il fatto di aver fatto crescere l’azienda, affrontando la crisi e rendendola appetibile sul mercato, e ora si ritrovano ad essere considerati dei dettagli secondari.

«Questo è inaccettabile – continua Trugli -, le lavoratrici e i lavoratori non si considerano dettagli da definire al termine della trattativa, ma persone degne di ascolto, considerazione, trasparenza e rispetto. Chiediamo di trovare una soluzione per il sito di Castel San Pietro e di essere informati del progetto, ammesso che esista. Dopo le 8 ore di sciopero di oggi decideremo quali altre iniziative di lotta mettere in campo. Così come a livello nazionale si pensa di far pagare la crisi ai lavoratori, in termini sia economici che etici, come dimostrano le intenzioni del Governo rispetto all’articolo 18, alla videosorveglianza e al demansionamento, anche a livello territoriale l’unica soluzione è presentare ancora una volta il conto a chi la crisi non l’ha generata. Per questo è importate partecipare alla manifestazione proclamata dalla Cgil il 25 ottobre in difesa della dignità di chi lavora».